MAT' MARIJA



MAT' MARIJA (1891-1945)
Elizaveta Jur’evna Skobcova nasce nel 1891 a San Pietroburgo da una famiglia di nobili. Nel 1910 sposa Dmitrij Kuz’min-Karavaev. Inizia con il matrimonio un periodo caratterizzato dalla frequentazione dei poeti russi dell’età d’argento, da una vita mondana brillante ma al tempo stesso oziosa, che lascia in Elizaveta un senso opprimente di vuoto e la porta a chiedere il divorzio. Da una breve relazione di Elizaveta con un uomo del popolo, nasce una bimba, Gajana, cui Dmitrij Kuz’min-Karavaev dà il proprio cognome e a cui dimostrerà in più occasioni un affetto paterno. Dmitrij diverrà in seguito sacerdote cattolico. Nel 1919 Elizaveta sposa Daniil Skobcov, dal quale ha due figli, Jurij e Anastasija. Con la rivoluzione ha inizio la sua militanza nel partito dei socialisti rivoluzionari, che la porta persino a diventare sindaco della cittadina di Anapa (la prima donna nella storia russa a svolgere un simile ruolo). Costretta dalla vittoria definitiva dei bolscevichi a emigrare nel 1920, si trasferisce a Parigi. Inizia per Elizaveta un periodo pieno di sofferenze. Perderà tutti i figli: la morte di Anastasija nel 1926 la porta a scoprire una dimensione più profonda della maternità, suscitandole il desiderio di diventare «madre di tutti». Nel 1932 Elizaveta ottiene il divorzio religioso e prende i voti con l’approvazione del marito, diventando Mat’ Marija. Nel 1935, insieme ad altri intellettuali russi in esilio, fonda l’«Azione ortodossa», la cui attività spazia dall’organizzare conferenze all’offrire un lavoro o un piatto di minestra all’ultimo dei vagabondi. Con la guerra arrivano a Parigi i nazisti e la follia antisemita. Per i cristiani dell’«Azione ortodossa» è del tutto naturale soccorrere in ogni modo gli ebrei, fornendo loro rifugi, documenti e soprattutto certificati di battesimo falsi. La repressione non tarda ad arrivare: tra gli altri vengono arrestati e deportati mat’ Marija e suo figlio Jurij. Mat’ Marija muore insieme al figlio nel lager di Ravensbrück il 31 marzo 1945: il giorno prima, venerdì santo, si era offerta di prendere il posto di un’altra donna selezionata per la camera a gas. Mat' Marija è stata canonizzata dalla Chiesa ortodossa nel 2004.


RUTH
Sul margine del campo spigolava,
a piedi nudi, per le stoppie straniere,
volava sulle capanne dei villaggi
uno stormo sghembo di gru.
E se ne andò per l'azzurrina nebbia
lontano dalle pianure di Booz;
cammina in mezzo a terre sconosciute,
avvolta per il freddo nello scialle.
E la gru, che vola verso il sud,
a nessuno, a nessuno racconterà
come col grano rimasto dalla mietitura
Ruth intreccia dorati covoni.
Non appena si alza il breve giorno
e il contadino va al lavoro,
sui campi dei villaggi estranei
Ruth incomincia la sua caccia dorata.
Con lo scialle calato sulla fronte,
perchè non la tradiscano le trecce meridionali,
ella raccoglierà il suo sparso covone,
camminando per alture e scarpate.
E d'inverno, passando per la soglia,
le donne spesso nel freddo del mattino
notavano sulla neve ai loro piedi
un cavone di spighe non trebbiate.

Commenti

  1. Bellissima.. seguo sempre con piacere questa parte del tuo blog. Ogni volta è una scoperta. Parli di grandi donne, che in silenzio hanno lanciato un grido feroce.. grazie a te possiamo raccoglierlo!

    Ciao dolce Chiara

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  2. Cara Sara, sono proprio contenta che ti piaccia questo piccolo angolo mensile di poesia. Anche io ogni volta resto affascinata dalle loro vito a volte così roccambolesche che mi verrebbe voglia di raccontarle in un film!!! baci.

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